Francesco ARENA
Opera: Colonna – 2022
“IO ERO UNA PIETRA – IO SARÒ UNA PIETRA” sono le due frasi incise sulle due estremità di un tronco di colonna lunga 166,5 cm, tanto quanto la mia altezza.
L’opera allude alla resistenza del materiale naturale al di là dell’uso che ne fa l’uomo. La colonna in pietra era pietra e continuerà a essere pietra al di là della parentesi temporale nella quale è stata, oltre che pietra, anche manufatto umano.
La salvaguardia della memoria avviene attraverso la conservazione degli oggetti che oltre alla memoria umana ne hanno una propria, ancestrale e naturale.
Le rovine, i resti come quelli della sinagoga di Ostia, hanno a che fare con un ciclico movimento naturale legato alla dimenticanza. È dunque l’intervento umano che cerca di interrompere questo ciclo perché l’uomo necessita di una memoria che non è solo quella naturale, ma quella legata alla sopravvivenza, come gli altri animali. Pensavo che questo tronco di colonna potrebbe essere adagiato all’interno dell’area della sinagoga, pensavo ad una colonna di una pietra di colore diverso rispetto a quelle del tempio, perché deve essere evidente che è un oggetto aggiunto. Pensavo al tronco di colonna come a un intervento permanente, deposto lì a “invecchiare”, insieme agli altri elementi della sinagoga”.
BIOGRAFIA DI FRANCESCO ARENA
Nato nel 1978 a Torre Santa Susanna in Puglia, Arena studia presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce. Vive e lavora a Cassano delle Murge, Bari. Nel 2001 realizza “L’alfabeto senza la x e la j sulla prima pagina della Repubblica del 12 settembre 2001”, opera in cui annerisce
completamente la testata del quotidiano “La Repubblica” il giorno seguente all’attentato delle Twin Towers di New York.
Lo scopo è tacitare ogni commento riguardante l’accaduto, troppo tragico e complesso per divenire oggetto di discussione. Arena ha raccontato anche eventi e personaggi religiosi di spicco. “Cappella oscillante” del 2003, che ha vinto il Premio per l’Arte Contemporanea Ermanno Casoli di Fabriano, e “Strumento” del 2005, consistono
di una cassa composta da sei teche di dimensioni diverse, ognuna contenente dei mobili, che sono la copia di quelli della cella di Padre Pio da Pietrelcina nel convento di San Giovanni Rotondo. Nel 2004 ha dedicato al luogo in cui Aldo Moro è stato tenuto prigioniero dopo il suo rapimento (16 marzo 1978) da parte delle Brigate Rosse l’opera “3,24 mq”. Il titolo racconta le misure esatte della cella ricavata nell’appartamento romano in cui era segregato lo statista, ed è anche la grandezza dell’installazione realizzata da Arena.
“Il rapporto tra opera e spazio – dichiara l’artista in un’intervista – è importante e spesso cambia la visione che si ha dell’opera. Un’opera di grandi dimensioni esposta in uno spazio ristretto è fruita diversamente rispetto alla stessa opera esposta in uno spazio grande. A fare la differenza è il visitatore, questo corpo mobile (…). L’immobilità della scultura è in contrasto e dialogo con la mobilità del fruitore (..). Oltre alla vicenda Moro sono numerose le opere riferite a fatti politici: la serie “Falce e Martello”, o i lavori dedicati a Giuseppe Pinelli, ingiustamente accusato della strage di Piazza Fontana. Il legame con la storia si esprime in Arena non solo attraverso lo spunto e il significato delle opere ma anche attraverso lo studio dello spazio in cui sono contenute e dei materiali con cui sono realizzate.
Il suo lavoro è stato esposto in diverse mostre personali tra cui: Cubic metre of seawater as a diagonal, Sprovieri, London (UK); Tre sequenze per voce sola, Galleria Raffaella Cortese, Milano (Italia); Angolo stanco, Nogueras Blanchard, Barcelona (Catalogna); Cratere, De Vleeshal,
Middelburg NL (Paesi Bassi).
Ha inoltre partecipato a numerose mostre collettive, di cui le più recenti: After Image, Maxxi L’Aquila (Italia); Le Futur derrière nous. L’art italien depuis les années 1990. Le contemporain face au passé, Villa Arson, Nizza (Francia); The Paradox of Stillness. Art, Object and Performance, Walker Art Center, Minneapolis (US); Utopia Distopia, Museo Madre, Napoli (Italia); After PASOLINI – Visions of Today, Center for Contemporary Art – Plovdiv, The Ancient Bath (Bulgaria).