Maria EICHHORN
Opera: Porre due pietre dal Lago di Tiberiade su un muro della Sinagoga di Ostia antica – e un mosaico, 2023
“Il lavoro è composto da più elementi: una parte performativa, la posa di due pietre provenienti dal Lago di Tiberiade in Israele su un muro della sinagoga di Ostia antica, un colloquio con lo storico dell’arte Martin Przybilski, un testo redatto dallo stesso, un’analisi
geologica nonché il restauro di un mosaico pavimentale della sinagoga. La parete scelta è nella parte meridionale della sala principale della sinagoga caratterizzata da quattro colonne e dall’aedicula della Torah. Questa parte performativa è proseguita con una conversazione tra l’artista e il professore Martin Przybilski dell’Università di Treviri. Hanno discusso del significato delle pietre nella tradizione ebraica e sulle possibili interpretazioni storico-culturali del lavoro artistico nel presente contesto espositivo di Arte in memoria.
Seguendo il suggerimento di Eichhorn, il professore Przybilski ha scritto il testo Stones in Judaism contenuto in una pubblicazione che accompagna il lavoro. Spiega come l’usanza di lasciare una piccola pietra sulla tomba di un parente quando lo si va a visitare al cimitero consente al visitatore di prendere parte al comandamento (mitzvah in ebraico) di commemorare la sepoltura e il defunto, soprattutto se non ha potuto partecipare al vero funerale. Quale il senso di collocare due sassi della Galilea su un muro in rovina della sinagoga più antica d’Europa? Potrebbe essere interpretato, spiega Przybilski, come volontà di collegare il passato millenario della diaspora ebraica con il presente della moderna terra di Israele, un segno di rispetto per un passato che sembra solo lontano, ma in realtà trascende il tempo nella sua pietrosa eternità.
Il geologo Carlo Rosa è stato quindi incaricato di analizzare la provenienza, l’età e la composizione geologica delle due pietre su alcuni campioni prelevati.
Infine, un’altra parte performativa del lavoro riguarda il restauro, finanziato dall’artista con il budget messo a disposizione dall’Ambasciata tedesca, del mosaico pavimentale della sinagoga nell’area del forno per la cottura del pane azzimo, composto da rettangoli bianchi e neri e coperto in molti punti da muschio e depositi terrosi. Il restauratore Luigi Loi ha proceduto, con il trattamento biocida, alla messa in sicurezza del terreno, al ripristino delle fughe tra i mosaici e ad altri lavori di conservazione”.
BIOGRAFIA DI MARIA EICHHORN
Nata nel 1962 a Bamberga, nel nord della Baviera, l’artista ha iniziato a esporre alla fine degli anni Ottanta, partecipando a Skulptur Projekte a Münster (1997), a diverse biennali, tra cui Guangzhou (2008), Venezia (1993, 2001, 2015, 2022), Documenta 11 e 14 (2002 e 2017).
Rigorosa e impegnata, denuncia sistematicamente le connivenze tra potere politico e istituzioni culturali attraverso opere di forte impatto simbolico e politico, corredate da una documentazione storica e archivistica filologicamente ineccepibile.
A Münster, ad esempio, utilizza il budget a sua disposizione per acquistare un lotto di terreno che poi rivende a condizione che il denaro venga impiegato per restaurare case popolari; nella Kunsthalle di Berna finanzia invece il restauro dell’edificio, raccontandone la storia finanziaria; mentre a Kassel nel 2011 fonda una società le cui azioni, una volta vendute, devono tornare alla società, creando un circuito chiuso senza alcuna possibilità di speculazione.
Atti che comportano procedure legali che l’artista documenta e diffonde meticolosamente con pubblicazioni e video, ed estenuanti trattative con le istituzioni che mettono in discussione modi codificati di pensare, e denunciano pubblicamente ingiustizie sociali, connivenze e rimozioni. Per Documenta 14 ad Atene, ad esempio, l’artista trasforma lo statuto legale di un edificio abbandonato. Lavora con avvocati e studiosi per il riconoscimento dell’edificio come privo di proprietà e non vendibile per speculazioni finanziarie, visto che la devastante crisi economica greca dei primi anni duemila aveva costretto molti ad abbandonare le case in cui vivevano.
La struttura in pietra a due piani costruita alla fine degli anni Venti insieme alla documentazione dell’iter legale sono stati acquistati dal Migros Museum di Zurigo, diventando parte della collezione del museo. Con Building as Unowned Property – questo il titolo del progetto – l’edificio assume lo statuto di una scultura nello spazio urbano e un nuovo codice di diritto riconosce il concetto di immobile senza proprietario.
Altre opere denunciano le connivenze tra le istituzioni culturali e il nazismo.
Tra i lavori esposti alla Neue Galerie di Kassel, a Documenta del 2017, ad esempio, c’è la libreria satura di libri razziati dai nazisti, acquistati nel 1943 dalla Berliner Stadtbibliothek e registrati con la lettera J di Jude. Mentre nell’ultima biennale di Venezia, nel Padiglione tedesco a lei affidato, ha riportato alla luce le fondazioni e le pareti dell’edificio bavarese realizzato nel 1909 di cui Hitler decide nel 1934 il rifacimento nella chiave monumentale odierna. Attualmente Eichhorn vive e opera a Berlino. Il suo lavoro è stato esposto recentemente nelle personali al Migros Museum of Contemporary Art, Zurich (2018-19); Chisenhale Gallery, London (2016); Morris and Helen Belkin Art Gallery, Vancouver (2015); e al Kunsthaus Bregenz (2014).
Le sue pubblicazioni annoverano:
Relocating a Structure (2022), Hannah Arendt: Jewish Cultural Reconstruction Field Reports, Memoranda, Etc. (2021); Film Lexicon of Sexual Practices / Prohibited Imports (2019); a Catalogue raisonné (2017); 5 weeks, 25 days, 175 hours (2016); The Artist’s Contract: Interviews with Carl Andre, Daniel Buren, Paula Cooper, Hans Haacke, Jenny Holzer, Adrian Piper, Robert Projansky, Robert Ryman, Seth Siegelaub, John Weber, Lawrence Weiner, Jackie Winsor (2009); and Maria Eichhorn Aktiengesellschaft (2007); ha avviato anche il sito web www.rosevallandinstitut.org (2017).