Via Piemonte, 127 – Roma – Municipio I – Installazione del 13 gennaio 2011
LIONELLO ALATRI
NATO 1878
ARRESTATO 16.10.1943
DEPORTATO
AUSCHWITZ
ASSASSINATO 23.10.1943
EVELINA CHIMICHI ALATRI
NATA 1882
ARRESTATA 16.10.1943
DEPORTATA
AUSCHWITZ
ASSASSINATA 23.10.1943
Biografia di Lionello Alatri
Lionello Alatri, figlio di Marco e Elvira Cave, era nato a Roma il 21 gennaio 1878 ed era sposato con Evelina Chimichi, di Livorno. Ebbero due figli, Renzo e Marco.
Gran parte della sua vita fu dedicata alle istituzioni ebraiche: consigliere e benefattore, almeno dal 1917, dell’Orfanotrofio Israelitico Italiano (che dal 1930 prese il nome da Giuseppe e Violante Pitigliani); consigliere della Comunità Israelitica di Roma, fino al 9 giugno del 1937; vicepresidente dell’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane, dal 22 marzo 1938.
Lionello Alatri era titolare della azienda tessile Jacob Vito Alatri, ma fu costretto a dimettersi da amministratore unico in seguito alla promulgazione delle leggi razziali.
L’azienda prese quindi il nome di Vestilia S.p.A e Alatri rimase come direttore generale.
Dopo l’8 settembre 1943 fu tra coloro che contribuirono ad assistere i profughi ebrei che affluivano a Roma.
Il 14 ottobre 1943, venne portato dalla polizia fascista a Palazzo Braschi per una questione legata ad una fornitura di tela per paracaduti, fu comunque rilasciato e tornò a casa dopo aver pagato una ingente quantità di denaro in cambio di protezione. Ma ciò non bastò a salvargli la vita e due giorni dopo, il 16 ottobre, con la moglie Evelina e il suocero novantunenne Eugenio Haim Chimichi fu prelevato dalla sua abitazione e condotto nel Collegio militare di Via della Lungara con gli oltre mille ebrei romani catturati quel giorno. Se solo fossero stati avvertiti, i tre avrebbero potuto salvarsi, fuggendo dalla scala di servizio. Il 18 ottobre furono caricati sui carri merci dalla stazione Tiburtina, destinazione Auschwitz- Birkenau, dove con tutta probabilità Eugenio Chimichi non arrivò mai: morì quasi certamente durante il trasporto, date le sue precarie condizioni di salute.
Lionello Alatri riuscì a scrivere una lettera e a gettarla dal treno. Fu trovata da un ferroviere vicino ai binari. Il biglietto giunse ai figli, Renzo e Marco attraverso la segretaria del padre. Il generoso Lionello non rinunciò neanche in quel momento e in quelle condizioni a preoccuparsi per gli altri, fornendo notizie e cercando di rassicurare, abbandonandosi solo nel finale all’ultima richiesta disperata.
Lionello e Evelina furono uccisi all’arrivo, il 23 ottobre.
“18-10-43, lunedì mattina.
Partiamo per la Germania io, mia moglie e mio suocero!! e Annita.
Avvertite nostro viaggiatore Mieli.
Date ogni fine mese £ 600 alla mia portiera £ 250 a Irma cui rimborserete anche gas e luce.
Fate leggere la presente alla Sig.ra Ermelinda.
Ignoro se la merce rimarrà requisita.
Se potremo venderla ricordatevi che i pezzi del 1º blocco devono essere venduti proporzionalmente alla merce tipo.
Se potete fare il cambio alla Banca di Sicilia fatelo chiamando il sig. Riccardo.
Partiamo con fortezza d’animo: certo la compagnia di mio mio suocero in quelle condizioni
mi sgomenta.
Fatevi forza come ce la facciamo noi.
Un abbraccio a tutti
Lione
Dite al Barone che Ettore e Elda e la sua cugina Lella è con noi. Dite a Riccardelli rappresentante che moglie e figli stanno bene con me. Dite a Buccellato che Vito a Via Flavia sta bene con noi.
Avvertite Via Po 42 al portiere che l’Ingegnere sta bene con noi.
Avvertite portiere Via Villa Albani 12 sorella e cognata bene con noi.
Avvertite portiere Via Vicenza 42 pellicciaia sta con noi.
Avvertite portiere Via Po 162 Lello e Silvia* bene con noi.
Avvertite portiere Corso Italia 106 Famiglia Di Veroli bene con noi.
Avvertite portiere Via Eleonora d’Arborea 12 Raul bene con noi.
Avvertite portiere Via Sicilia 154 Clara bene**
Per umanità chiunque trovi la presente è pregato impostare la presente”
Lionello Alatri, 18 ottobre 1943***
(a cura di Noemi Procaccia, Sandra Terracina, Sandra Alatri Milano)
* Laudadio Di Nepi detto Lello e sua moglie Silvia Sermoneta, non sono tornati e anche per loro è stata richiesta l’installazione di stolpersteine.
** Anche Clara Sereno non è tornata ed è ricordata davanti al portone di Via Sicilia 154.
***Vedi: www.italia-liberazione.it (presentazione di Igor Pizzirusso); Guido Valabrega, “Ultime lettere di deportati ebrei” in <Quaderni del Centro di Studi sulla Deportazione e l’Internamento> n. 1, 1964, pp. 10-11; Liliana Picciotto Fargion “L’occupazione tedesca e gli ebrei a Roma. Documenti e fatti”, Roma, Carucci, 1979, p. 45; Liliana Picciotto Fargion “Il libro della memoria”, Milano, 1991 (nuova ed. 2002), p. 100; Filomena Del Regno, “Tendenze politiche, religiose e culturali nella comunità ebraica di Roma tra il 1936 e il 1941”, in <Zakhor. Rivista di storia degli ebrei d’Italia>, V 2001\2002, pag.91; Mimmo Franzinelli (a cura di) “Ultime lettere dei condannati a morte e di deportati della Resistenza. 1943-1945”, Milano, 2005, pp. 295-296.
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