Via dei Ciceri, 129 – Municipio V

Nido di Vespe

I giorni successivi all’armistizio dell’8 settembre 1943, il Comitato di Liberazione Nazionale costituitosi a Roma suddivide la Città in 8 zone differenti per coordinare al meglio la guerriglia contro l’occupante tedesco. I quartieri dell’odierno V Municipio del Comune di Roma – Pigneto, Tor Pignattara, Villa Certosa, Gordiani, Centocelle, Alessandrino, Quarticciolo e Quadraro – rientrano nell’allora VIII^ zona partigiana. Quest’area che fa parte del suburbio cittadino è delimitata e attraversata da tre strade consolari molto importanti, Via Prenestina, Via Casilina e via Tuscolana, su cui le formazioni partigiane compiono moltissime azioni militari notturne contro i convogli militari nazifascisti in transito verso i fronti di Cassino e di Anzio. Dopo l’occupazione tedesca di Roma, molti dei legami territoriali tipici di una vecchia quotidianità locale, si riconvertono in vere proprie maglie che contribuiscono a costituire l’articolata trama delle reti clandestine tipiche delle borgate ribelli come nel caso del Quadraro. A costituire queste comunità ribelli sono comunisti, socialisti, cattolici, liberali, militari del Fronte Clandestino, monarchici e Carabinieri della Banda Filippo Caruso. Infatti il comando tedesco di Roma si convince ben presto che il Quadraro è uno dei capisaldi della Resistenza romana, arrivando a definirlo “un nido di Vespe”, per la facilità con cui le bande partigiane possono di fatto “sparire” fra i vicoli e le case della borgata.
Sisto Quaranta, classe 1924, la mattina del 17 aprile 1944, viene arrestato nella casa di famiglia in via Pietro Cuppari, al Quadraro.
Il 2 maggio 1944, dopo un estenuante viaggio assieme agli altri rastrellati, Sisto arriva a Fossoli dove riceve la matricola n.947. Il 24 giugno, con i suoi compagni di prigionia, viene avviato verso la Germania con un trasporto speciale.
Il 9 agosto 1945, Sisto fa definitivamente ritorno a Roma. Il 9 dicembre 1967 è riconosciuto “reduce civile dalla deportazione” dalla Prefettura di Roma.

Stefania Ficacci

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